Vangelo di Giovanni 10, 27-30
Attualmente, constatiamo la diffusa disumanità provocata da ingiustizia, violenza, guerre, discriminazione e rifiuto dell’altro; verifichiamo l’impoverimento e le sofferenze anche nel nostro mondo privilegiato; ci accorgiamo ormai della violenza sull’ambiente vitale e così comprendiamo maggiormente che la conoscenza dell’essere umano, della sua attività, della sua produzione non può essere solo quella della razionalità, ma insieme e in modo profondo e coinvolgente quella del pathos, del sentire profondo, del vibrare, del partecipare con attenzione, premura e cura. La Bibbia e i Vangeli in particolare, con la sensibilità, le parole e i gesti di Gesù ci insegnano che “conoscere è amare”. Una delle parabole, riportata in parte dal Vangelo di questa domenica ( Giovanni 10, 27-30) è quella del rapporto tra il pastore e il suo gregge. Lui, che è il pastore buono, conosce le sue pecore, le chiama per nome una ad una; esse riconoscono la sua voce e lo seguono dove lui le conduce; lui si preoccupa di quelle più deboli, ferite, disperse. Proprio per il rapporto di conoscenza e di coinvolgimento con loro è disposto a dar la vita per salvarle e farle vivere, a differenza del mercenario a cui interessa solo il guadagno e la sua sicurezza e quindi scappa di fronte al pericolo. Mi viene dal profondo del cuore, con uno slancio immediato, accostare questa immagine all’uomo e al prete pre Toni Bellina che ha compiuto il suo cammino su questa terra nella notte di domenica scorsa e che è stato salutato nella celebrazione dell’Eucarestia di mercoledì 25 aprile da una grande folla partecipe e profondamente commossa. Ho sostato a lungo in riflessione e preghiera nella chiesa di Basagliapenta fino a tardi nella sera precedente. Pre Toni è un uomo e un prete di profonda sensibilità e umanità; un credente inquieto e in ricerca con la fede dell’affidamento; traduttore della Bibbia in lingua friulana, scrittore straordinario per profondità, brillantezza nell’espressione in tutte le sue sfumature, illuminazioni profetiche; tenacemente radicato nel popolo e nella Chiesa del Friuli, loro difensore e propugnatore. Un intellettuale con accenti profetici e un pastore. Ha letto le vicende umane con la sensibilità biblica, evangelica in particolare: dalla parte dei deboli, dei colpiti, dei poveri, dei sofferenti. Ha ubbidito alla voce dello Spirito, alla profezia del Vangelo, alla storia delle persone: per questo è stato critico, sferzante, libero di fronte alle imposizioni, alle formalità ipocrite, alla sottomissione, al conformismo, all’omologazione delle coscienze nella Chiesa e nella società.
Ha guidato le persone come pastore alla comprensione della Parola del Vangelo che si fa carne nelle vicende umane e nella storia, ha condotto nei “nei pascoli erbosi e nelle acque limpide” della verità, dell’essenzialità, della sapienza del cuore; è stato guida nel cammino di liberazione dal capitalismo, dal materialismo, dal militarismo, dalla religione formale, da una Chiesa clericale e di apparato, per la partecipazione alla comunità di fede viva di persone con i loro nomi, i loro volti, le loro storie.
Durante il tempo dell’esposizione del suo corpo nella chiesa di Basagliapenta ho percepito nei suoi confronti l’affetto concreto, tangibile con la carezza al suo volto e alle sue mani di tanta gente in lacrime, espressione di quella conoscenza che riguarda le relazioni profonde; così tra gli interventi nell’Eucarestia di saluto di amici preti, della comunità di Basagliapenta, di altri ancora, quello del rappresentante di Valle, Rivalpo e Trelli, che ha pronunciato il nome e le caratteristiche di tante persone di quei piccoli paesi: “il buon pastore conosce le sue pecore e le chiama per nome”. In chiesa è stato portato, come altre volte, il canarino di pre Toni che si è fatto ben sentire, prima della celebrazione; un segno che, accostato ai suoi cagnolini, alle sue lunghe passeggiate a piedi in contemplazione e riflessione, esprime la relazione di pre Toni con tutti gli esseri viventi, con l’intero creato. Pre Toni Bellina: profeta e pastore. (Pierluigi Di Piazza)
Attualmente, constatiamo la diffusa disumanità provocata da ingiustizia, violenza, guerre, discriminazione e rifiuto dell’altro; verifichiamo l’impoverimento e le sofferenze anche nel nostro mondo privilegiato; ci accorgiamo ormai della violenza sull’ambiente vitale e così comprendiamo maggiormente che la conoscenza dell’essere umano, della sua attività, della sua produzione non può essere solo quella della razionalità, ma insieme e in modo profondo e coinvolgente quella del pathos, del sentire profondo, del vibrare, del partecipare con attenzione, premura e cura. La Bibbia e i Vangeli in particolare, con la sensibilità, le parole e i gesti di Gesù ci insegnano che “conoscere è amare”. Una delle parabole, riportata in parte dal Vangelo di questa domenica ( Giovanni 10, 27-30) è quella del rapporto tra il pastore e il suo gregge. Lui, che è il pastore buono, conosce le sue pecore, le chiama per nome una ad una; esse riconoscono la sua voce e lo seguono dove lui le conduce; lui si preoccupa di quelle più deboli, ferite, disperse. Proprio per il rapporto di conoscenza e di coinvolgimento con loro è disposto a dar la vita per salvarle e farle vivere, a differenza del mercenario a cui interessa solo il guadagno e la sua sicurezza e quindi scappa di fronte al pericolo. Mi viene dal profondo del cuore, con uno slancio immediato, accostare questa immagine all’uomo e al prete pre Toni Bellina che ha compiuto il suo cammino su questa terra nella notte di domenica scorsa e che è stato salutato nella celebrazione dell’Eucarestia di mercoledì 25 aprile da una grande folla partecipe e profondamente commossa. Ho sostato a lungo in riflessione e preghiera nella chiesa di Basagliapenta fino a tardi nella sera precedente. Pre Toni è un uomo e un prete di profonda sensibilità e umanità; un credente inquieto e in ricerca con la fede dell’affidamento; traduttore della Bibbia in lingua friulana, scrittore straordinario per profondità, brillantezza nell’espressione in tutte le sue sfumature, illuminazioni profetiche; tenacemente radicato nel popolo e nella Chiesa del Friuli, loro difensore e propugnatore. Un intellettuale con accenti profetici e un pastore. Ha letto le vicende umane con la sensibilità biblica, evangelica in particolare: dalla parte dei deboli, dei colpiti, dei poveri, dei sofferenti. Ha ubbidito alla voce dello Spirito, alla profezia del Vangelo, alla storia delle persone: per questo è stato critico, sferzante, libero di fronte alle imposizioni, alle formalità ipocrite, alla sottomissione, al conformismo, all’omologazione delle coscienze nella Chiesa e nella società.
Ha guidato le persone come pastore alla comprensione della Parola del Vangelo che si fa carne nelle vicende umane e nella storia, ha condotto nei “nei pascoli erbosi e nelle acque limpide” della verità, dell’essenzialità, della sapienza del cuore; è stato guida nel cammino di liberazione dal capitalismo, dal materialismo, dal militarismo, dalla religione formale, da una Chiesa clericale e di apparato, per la partecipazione alla comunità di fede viva di persone con i loro nomi, i loro volti, le loro storie.
Durante il tempo dell’esposizione del suo corpo nella chiesa di Basagliapenta ho percepito nei suoi confronti l’affetto concreto, tangibile con la carezza al suo volto e alle sue mani di tanta gente in lacrime, espressione di quella conoscenza che riguarda le relazioni profonde; così tra gli interventi nell’Eucarestia di saluto di amici preti, della comunità di Basagliapenta, di altri ancora, quello del rappresentante di Valle, Rivalpo e Trelli, che ha pronunciato il nome e le caratteristiche di tante persone di quei piccoli paesi: “il buon pastore conosce le sue pecore e le chiama per nome”. In chiesa è stato portato, come altre volte, il canarino di pre Toni che si è fatto ben sentire, prima della celebrazione; un segno che, accostato ai suoi cagnolini, alle sue lunghe passeggiate a piedi in contemplazione e riflessione, esprime la relazione di pre Toni con tutti gli esseri viventi, con l’intero creato. Pre Toni Bellina: profeta e pastore. (Pierluigi Di Piazza)
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